Vi siete mai chiesti che potere comunicativo ha la farmacia di notte? Può comunicare una farmacia a battenti chiusi?e quando finisce il lavoro di un farmacista?
Se dovessimo leggere questa domanda in chiave etica il lavoro di un farmacista non avrebbe mai fine, non ha un inizio, non ha una fine, è intrinseco nella sua mente, nella sua anima, nel suo desiderio di essere funzionale al concetto di salute e guarigione.
Molto spesso però, si commette un errore di valutazione e giudizio, si pensa infatti che l’esercizio Farmacia, inteso come luogo di esercizio, abbia invece un tempo definito, abbia una vita confinata alla sua operatività diurna , strettamente rilegata alle ore di apertura della stessa.
Si pensa che essa possa comunicare , parlare, consigliare e vivere solo quando attiva e funzionante e non mai quando a battenti chiusi vigila in silenzio.
Se dovessimo pensare alla comunicazione e al potere comunicativo che si può mettere in atto, come per gli individui esistono comunicazioni di vario genere e natura, così anche per le cose e gli oggetti esiste una disciplina di comunicazione, che li porta a gridare a gran voce in diversi momenti, sia confinati all’utilizzo, che non. In questo potremmo dire che si esplica la grande forza comunicativa e la grande abilità delle società che studiano le campagne associate.
Ed è proprio in questo scenario che la Farmacia si colloca e deve trovare la sua strada.
Molto spesso, e sempre più frequentemente osservo Farmacie curate nel dettaglio nel loro interno, mobilio ristrutturato, flussi riprogrammati, ma basta chiudere i battenti e il fuori è una tavola bianca senza contorni e definizioni.
Nulla dice o racconta di noi, solo una croce segnaletica in alcuni casi illuminata.
Quanta ci stiamo perdendo?
Se pensassimo che le città , i quartieri e le zone urbane hanno una vita che va al di là degli orari di apertura di un esercizio commerciale ci renderemmo conto di quanto, a titolo gratuito, stiamo lasciando e stiamo perdendo non definendo una vera e propria campagna di comunicazione anche a battenti chiusi.
Le vetrine parlano e descrivono molto di più di quello che si possa pensare, raccontano storie, rappresentano il biglietto da visita della farmacia, la prima buona impressione. In questo contesto immaginate delle vetrine spente, o delle saracinesche scure, poco curate, anonime.
Non direbbero nulla, mentre pensate a che potenziale potrebbe essere espresso se anche di notte, e soprattutto per quelle zone centrali di passeggio, le vetrine o i battenti chiusi continuassero a comunicare, a mandare segnali, ad identificare un esercizio e se non altro a farlo ricordare per la sua stravaganza e originalità.
Per tanto diamo largo sfogo alle possibili arti, dipingiamo le nostre saracinesche grigie, illuminiamo le vetrine aperte e comunichiamo con loro e tramite loro, non permettiamo alla farmacia di morire di NOTTE, per poi rinascere alle 9 del mattino!